“I CHILOMETRI DEL CUORE”
Eccoci: siamo con un foglio bianco tra le mani, cercando di trasmettervi le nostre emozioni dopo una settimana (dal 16 al 21 giugno) trascorsa in pellegrinaggio con l’Oftal.
A Lourdes abbiamo scoperto che la straordinarietà di un viaggio come questo non sta nei km percorsi, bensì nel cammino interiore di ciascuno di noi. Passo dopo passo abbiamo costruito insieme ai malati, alle dame e ai barellieri qualcosa di veramente grande e al contempo semplice: un servizio di condivisione, ricerca, preghiera e gioia costante.
Le giornate erano molto intense, fin dal mattino: dopo la sveglia e un’allegra colazione scendevamo nei magazzini dell’Acueil dove eravamo ospitati, e lì i malati erano accompagnati sulle tipiche voiture; dal cortile partivamo tutti assieme per partecipare alle varie attività della mattinata.
Dopo essere rincasati per un pasto ristoratore, ci riunivamo per rilassarci qualche momento, accompagnati dai nostri chitarristi, mentre qualcuno riposava.
Nel pomeriggio tornavamo al recinto sacro per proseguire nel nostro servizio, cantando durante le funzioni, assistendo gli ammalati ed aiutando dove necessario.
Anche le serate erano ricche d’eventi, infatti dopo cena trascorrevamo ore significative: martedì abbiamo ricevuto il riconoscimento da parte dei responsabili dell’Oftal nella cappella di Saint Joseph, mercoledì abbiamo vissuto la profonda cerimonia dell’acqua guidati da padre Saverio e giovedì noi e i malati abbiamo partecipato al Flambeau, la multietnica fiaccolata durante la quale alcuni dei nostri hanno portato in processione la statua della Madonna, fino al sagrato della basilica del rosario.
Con un programma del genere potreste pensare a quest’esperienza come ad una stancante successione di orari da rispettare e compiti da svolgere, ed in effetti lo è stata. Vi assicuriamo, però, che la stanchezza fisica era totalmente annullata, grazie alle emozioni donateci dagli sguardi di gioia delle persone che incontravamo.
Sguardi che mostravano il sorriso dell’anima nonostante le sofferenze, visibili ed invisibili, dei compagni di un viaggio per noi appena iniziato, ma che sentiamo cnon finirà mai.
Lourdes è un luogo dove il dolore convive con la speranza, dove ognuno porta se stesso, con pregi e difetti, per metterli in comunione con gli altri, donandosi completamente al prossimo e servendo il Signore.
L’incontro con un ammalato è il vento che dà la forza al nostro cuore di prendere il largo, e tenere le vele spiegate anche nelle difficoltà quotidiane, una brezza leggera che ci permette di respirare più a fondo ed affrontare la vita con occhi diversi.
Dopo tante belle parole, cosa allora è veramente rimasto a questi giovani del terzo millennio, molte volte considerati privi di sogni e della volontà per realizzarli?
Dopo Lourdes, ce ne stiamo accorgendo solo adesso, la nostra vita è cambiata.
I problemi non sono spariti, ma ciò che abbiamo trovato sotto la Grotta ci dona ogni giorno la voglia di restare in gioco, e di affrontare il buio dell’incertezza che comporta la nostra età.
Oggi è come vivere inondati da una luce fortissima e buona, che è forza e bellezza, e ci trascina nello scorrere dei giorni.
Tutto questo non sarebbe stato possibile senza coloro che ci hanno presi per mano e accolti, persone semplici come noi ma davvero speciali; grazie a loro abbiamo potuto ridere, piangere e soprattutto dialogare, liberi di dimenticare la freddezza della realtà quotidiana, dove ci si sente giudicati e si fa tanta fatica ad aprire il proprio cuore.
Eccola, è questa la grandezza di Lourdes: vogliamo tornarci, vogliamo crederci, perché sentiamo il bisogno di vivere in quella gratuità che è l’amore dietro ogni semplice gesto.
Giulia, Irene e Valeria
Eccoci: siamo con un foglio bianco tra le mani, cercando di trasmettervi le nostre emozioni dopo una settimana (dal 16 al 21 giugno) trascorsa in pellegrinaggio con l’Oftal.
A Lourdes abbiamo scoperto che la straordinarietà di un viaggio come questo non sta nei km percorsi, bensì nel cammino interiore di ciascuno di noi. Passo dopo passo abbiamo costruito insieme ai malati, alle dame e ai barellieri qualcosa di veramente grande e al contempo semplice: un servizio di condivisione, ricerca, preghiera e gioia costante.
Le giornate erano molto intense, fin dal mattino: dopo la sveglia e un’allegra colazione scendevamo nei magazzini dell’Acueil dove eravamo ospitati, e lì i malati erano accompagnati sulle tipiche voiture; dal cortile partivamo tutti assieme per partecipare alle varie attività della mattinata.
Dopo essere rincasati per un pasto ristoratore, ci riunivamo per rilassarci qualche momento, accompagnati dai nostri chitarristi, mentre qualcuno riposava.
Nel pomeriggio tornavamo al recinto sacro per proseguire nel nostro servizio, cantando durante le funzioni, assistendo gli ammalati ed aiutando dove necessario.
Anche le serate erano ricche d’eventi, infatti dopo cena trascorrevamo ore significative: martedì abbiamo ricevuto il riconoscimento da parte dei responsabili dell’Oftal nella cappella di Saint Joseph, mercoledì abbiamo vissuto la profonda cerimonia dell’acqua guidati da padre Saverio e giovedì noi e i malati abbiamo partecipato al Flambeau, la multietnica fiaccolata durante la quale alcuni dei nostri hanno portato in processione la statua della Madonna, fino al sagrato della basilica del rosario.
Con un programma del genere potreste pensare a quest’esperienza come ad una stancante successione di orari da rispettare e compiti da svolgere, ed in effetti lo è stata. Vi assicuriamo, però, che la stanchezza fisica era totalmente annullata, grazie alle emozioni donateci dagli sguardi di gioia delle persone che incontravamo.
Sguardi che mostravano il sorriso dell’anima nonostante le sofferenze, visibili ed invisibili, dei compagni di un viaggio per noi appena iniziato, ma che sentiamo cnon finirà mai.
Lourdes è un luogo dove il dolore convive con la speranza, dove ognuno porta se stesso, con pregi e difetti, per metterli in comunione con gli altri, donandosi completamente al prossimo e servendo il Signore.
L’incontro con un ammalato è il vento che dà la forza al nostro cuore di prendere il largo, e tenere le vele spiegate anche nelle difficoltà quotidiane, una brezza leggera che ci permette di respirare più a fondo ed affrontare la vita con occhi diversi.
Dopo tante belle parole, cosa allora è veramente rimasto a questi giovani del terzo millennio, molte volte considerati privi di sogni e della volontà per realizzarli?
Dopo Lourdes, ce ne stiamo accorgendo solo adesso, la nostra vita è cambiata.
I problemi non sono spariti, ma ciò che abbiamo trovato sotto la Grotta ci dona ogni giorno la voglia di restare in gioco, e di affrontare il buio dell’incertezza che comporta la nostra età.
Oggi è come vivere inondati da una luce fortissima e buona, che è forza e bellezza, e ci trascina nello scorrere dei giorni.
Tutto questo non sarebbe stato possibile senza coloro che ci hanno presi per mano e accolti, persone semplici come noi ma davvero speciali; grazie a loro abbiamo potuto ridere, piangere e soprattutto dialogare, liberi di dimenticare la freddezza della realtà quotidiana, dove ci si sente giudicati e si fa tanta fatica ad aprire il proprio cuore.
Eccola, è questa la grandezza di Lourdes: vogliamo tornarci, vogliamo crederci, perché sentiamo il bisogno di vivere in quella gratuità che è l’amore dietro ogni semplice gesto.
Giulia, Irene e Valeria
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