martedì 12 luglio 2011

Mesotelioma di Luigi Giachero

MESOTELIOMA che parola nefasta.
Scusami se prima ti incontravo
e non ti salutavo, la faccenda non mi riguardava.
Non capivo neanche il significato
ma ora ti conosco molto bene:
siamo praticamente una cosa sola.
Tu ti sei impossessato del mio già esile corpo.
Io non posso ormai fare a meno di te.
Ti ho riconosciuto tramite i media, dai necrologi giornalieri,
ma mai di persona,
non ti vedevo nel mio consimile che camminava a fianco a me,
o a una conoscente mentre parlavo del più o del meno.
ma faccia a faccia è tutta un'altra cosa.
Non posso dirti che sei carino
ma posso affermare che sei una carogna,
che dove ti installi non ti levi più.
E' bello vivere come il paguro Bernardo ?
Trovare casa in un corpo sano, bello, aitante
per far poi fare a lui o a lei la vita dello zombie.
Girare inebetito per la città che ti ha dato i natali,
alla fine poi fai trascorrere gli ultimi giorni negli ospedali !
Ti pare questa una vita da nababbo ?
Ritorna pure da dove sei venuto
Anche se in troppi abbiamo creduto della tua innocenza,
puoi andartene nell'indifferenza del mondo o in altri lidi.
Che sconquasso, che disgusto,
ce lo siamo presi nel punto giusto !
Chi nella pleura o nel peritoneo
finiamo tutti a trascorrere questa vita grama,
saltellando di qua e di là come una rana,
per evitare di essere colpiti
ma inesorabilmente siamo finiti.


Mesotelioma è la malattia che se l'è portato via, ma è anche il titolo della poesia scritta dal nostro amico Luigi Giachero poco più di un mese fa.
Proprio questa mattina è stato celebrato il funerale di Luigi.
Luigi era un valido artigiano, un astrofilo appassionato, un ricercatore di minerali, un poeta che proprio qualche settimana fa aveva pubblicato e presentato un libro. 
Questa poesia è stata probabilmente l'ultima cher ha scritto; l'ha consegnata a Lourdes all'amico barelliere Sergio Ganora (qui con lui nella foto), e oggi mi pare opportuno portarla a conoscenza di tutti.
Luigi noi oftaliani l'abbiamo conosciuto poco, o almeno per poco tempo potrei dire..., ma questo pellegrinaggio per chi l'ha conosciuto e per chi con lui l'ha condiviso non potrà che essere un segno. Un segno forte di cui fare memoria.
La sua sofferenza, la sua malattia e la sua voglia di vivere. 
La sua voglia di compiere tutti i gesti che a Lourdes si compiono e i Sacramenti: il bagno in piscina, la Grotta, la Riconciliazione, la Comunione, l'Unzione dei malati.
Atti di fede forti fatti con determinazione, e sempre col sorriso sulle labbra.
Addio Luigi

Alberto

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