mercoledì 17 marzo 2010

da "La Grande Famiglia" del 17 Marzo 2010



Il ricordo di Ernestina Valterza

Non è impresa facile ricordare la professoressa Ernestina Valterza e non certo perché mancino le idee. Al contrario si fa fatica a selezionare, nel ricco patrimonio delle memorie che ci ha lasciato, i tratti più significativi della sua figura.
Conobbi Ernestina nell’agosto del 1959 durante il viaggio di nozze in Val d’Aosta. girando per la Valle, mio marito mi condusse a Cogne per farmi conoscere una persona importante del Comune di Solonghello: la «sindachessa», che era pure insegnante nella scuola elementare del paese e soggiornava, per l’appunto, alla «Casa del Maestro». Fu molto ospitale, ci offrì un bicchierino di genepì e si dimostrò lieta di fare la conoscenza di una collega. Era di costituzione minuta, ma sicura e determinata nel suo modo di esprimersi e di fare.
Negli anni che seguirono ebbi modo di conoscere sempre meglio il suo carattere sempre allegro ed ottimista, animato da uno zelo che non le faceva risparmiare fatiche e sacrifici. Il primo gesto di estremo coraggio che Esterina compì, quando era giovane ragazza a Solonghello e del quale non si vantò mai, fu il contributo dato alla causa della Resistenza come staffetta partigiana. Animata dagli ideali di libertà come tutti i giovani di allora, e incurante dei pericoli cui andava incontro, fece numerosi viaggi in bicicletta fino a Biella per reperire il denaro da consegnare ai partigiani. Per fortuna tutto andò bene e fu premiata con una tessera ad honorem dal Comitato di Liberazione Nazionale. Di questi fatti siamo venuti a conoscenza solo negli ultimi anni della sua esistenza, perché, oltre ad essere sempre disponibile dinamica e intraprendente, era anche umile e non ricercò mai per sé onori o ricompense.
Finita la guerra riprese gli studi e si laureò in filosofia. Lasciò così la scuola elementare per insegnare alle magistrali di Casale, dove ormai si era trasferita. Ma il legame con Solonghello non si interruppe. Dal 1956 al 1960 ricoprì la carica di sindaco e poi quella di presidente dell’Ente Manacorda, dove funzionava la scuola materna affidata alle Suore di S. Eusebio di Vercelli. Io collaboravo con lui per amministrare il magro bilancio ed evitarne la chiusura. Organizzavamo lotterie e festicciole che lei, con il suo spirito creativo, sapeva sempre rendere belle e invitanti. Un inverno, finito il gasolio e mancando i soldi per un nuovo rifornimento, anticipò lei una grossa somma della quale non ebbe più la restituzione, ma fece finta di dimenticarsene.
A Casale la sua passione per il servizio assunse una dimensione ancora più ampia: ogni forma di umanità, carità, fratellanza la attraeva.
Fu assessore alla pubblica istruzione, responsabile diocesana del Centro Volontari della Sofferenza. Presidente delle ex allieve dell’Istituto Mazzone, il caro collegio dove aveva studiato e che le era rimasto sempre nel cuore. Questi gli impegni ufficiali ma quanti altri umili e nascosti saranno stati scritti solo sul libro di Dio! Tra questi ci fu certamente l’accompagnamento dei malati a Lourdes, dove si recò per ben 70 volte al servizio dell’Oftal. forse perché aveva sperimentato su di sé il mistero della sofferenza fisica, sapeva vedere in ogni malato un fratello da amare e da servire, prezioso agli occhi di Gesù che nel Vangelo ritiene fatto a sé tutto quello che facciamo agli altri. Ernestina aveva un suo modo speciale di vivere Lourdes, non si limitava all’assistenza dei malati, ma sempre sorridente e gentile e forte della sua esperienza di appassionato servizio oftaliano, sapeva intrattenere i pellegrini facendo loro conoscere tutti i segreti del santuario e della sua storia. anche in pellegrinaggio era insegnante, come lo era stata nella vita. Ma fece anche di più per infervorare i cuori alla conoscenza della meravigliosa storia di Lourdes: nel 1988 pubblicò il volumetto «Con Bernardette a Lourdes» con prefazione di Mons. Felice Moscone allora Vicario della Diocesi di Casale, nel quale racconta la storia di Bernardette e il messaggio di Maria attraverso le sue profonde meditazioni. Ma non è stato questo l’unico suo testo scritto. Non possiamo dimenticare i numerosi suoi articoli pubblicati sui bollettini dell’Oftal o di Casa Mazzone con i quali amava descrivere i momenti felici di incontri, viaggi o i ricordi della vita di collegio. Ora la sua penna e la sua voce tacciono. Sabato 30 gennaio il Signore l’ha chiamata alla vita eterna a cui a poco a poco si andava preparando con ammirevole serenità e con la lampada accesa, come le vergini prudenti. Ha terminato a 91 anni la sua esistenza densa di incarichi e responsabilità, vissuta sempre con spirito di sacrificio e grande umanità.
Siamo tristi cara Ernestina, per per la tua scomparsa, ma siamo certi che tu ora nel regno dei cieli sei pienamente felice insieme ai tuoi cari che ti hanno preceduta, a Bernadette, la veggente di Lourdes che tante volte hai additato ai malati e ai pellegrini come esempio di bontà e umiltà. Hai raggiunto la tua meta: il paradiso e puoi contemplare il volto di Gesù e di Maria che in terra hai amato e servito. Ci lasci un grande messaggio di vita: lo seguiremo ma tu continua ad esservi vicina, ad amarci e a guidarci.
La tua amica Gisella

- Ho incominciato il mio lavoro di insegnante elementare seguendo l’invito della maestra Ernestina a fare il doposcuola nella sua classe a Solonghello. Mi preparò lei stessa la domanda.
Poco tempo dopo mi chiese di seguire la trasmissione televisiva «Non è mai troppo tardi» con chi voleva ripassare o approfondire i programmi della scuola primaria.
Più volte mi propose semplici attività che arricchirono la mia esperienza.
Un giorno per caso la incontrai per una via di Casale; stava preparandosi per andare a Lourdes con il pellegrinaggio diocesano dell’Oftal. Chiacchierammo a lungo. Ad un certo punto i suoi occhi si illuminarono e mi chiese: «Sei già stata a Lourdes?» - «No» le risposi - «Non si può non andare» replicò. L’anno seguente partii per Lourdes. I giornali locali e non hanno ricordato le grandi doti e gli importanti incarichi affidati alla prof. Ernestina Valterza, io voglio solo ricordare semplicemente la gentilezza e il sorriso con cui ti invitava e ti incoraggiava a fare sempre più e sempre meglio. Grazie Ernestina.
Stefania Giorcelli

- Parlare di Ernestina Valterza dopo tutto quello che è stato scritto e detto sembra quasi superfluo. tanti sono stati i modi in cui è stata ricordata. C’è però un aspetto della sua vita così bello ed importante per lei e per la nostra comunità che vale la pena di ribadire. Come ha ricordato anche il Cardinale Poletto sono la sua dedizione ai malati, pur essendo anche lei parzialmente inabile e l’amore che era capace di donare, che rimarranno nel cuore di quanti l’hanno incontrata.
Ernestina è stata per moltissimi anni Ministro Straordinario dell’Eucaristia; lei che viveva la sofferenza sulla propria pelle, portava Gesù non solo nell’ostia consacrata, ma con tutto il suo «essere». Sapeva fermarsi ad ascoltare l’ammalato, rendersi partecipe delle sofferenze altrui, condividerne i problemi e pregare con fede. Era una volontaria della Sofferenza, l’apostolato fondato da Mons. Novarese, la certezza di essere anche lei parte del grande progetto d’Amore che Dio ha per l’umanità la rendeva forte e sicura e, ricordando S. Paolo, asseriva che era proprio perché era fragile, debole che era forte perché sostenuta dal suo Cristo.
Offriva la propria sofferenza, secondo le richieste della Madonna a Fatima e a Lourdes, per i peccatori, per quanti erano lontani e non vivevano il proprio essere cristiani.
Era una gioia stare con lei, parlare con lei un arricchimento; qualunque fosse l’argomento lui sapeva trovare il bello, il positivo.
Ringraziava ogni giorno il Signore per il dono della vita, anche quando la sofferenza era grande: «Perché... era una bella giornata di sole... perché cadeva la neve e sembrava danzasse... perché riceveva una telefonata...». Perché era certa d’essere amata da Dio.
Gabriella Crepaldi Celoria
(Parrocchia Assunzione di Maria Vergine di Oltreponte)

- Carissimo Don Renato, ho appreso la triste notizia della scomparsa della cara professoressa Ernestina Valterza e desidero farmi presente a te e alla comunità di Oltreponte per manifestare la mia partecipazione al lutto che ha colpito la famiglia Valterza.
La presenza della professoressa Valterza nella parrocchia di Oltreponte è sempre stata molto significativa sia per la testimonianza della sua limpida vita cristiana sia per la dedizione agli altri, soprattutto ai malati, che ha sempre offerto. Pur colpita lei stessa dalla malattia, che l’ha resa parzialmente inabile, non ha mai desistito dal dedicarsi alle persone ammalate e dal collaborare con la parrocchia, rendendosi sempre disponibili ad ogni richiesta di aiuto.
Pertanto ti chiedo di comunicare ai familiari della della professoressa e ai parrocchiani di Oltreponte la mia vicinanza di preghiera come suffragio per lei, per la quale nei prossimi giorni celebrerò una S. Messa, e come conforto e speranza cristiana per i parenti e la comunità tutta.
Con i più cordiali saluti
Card. Severino Poletto,Arcivescovo di Torino