lunedì 13 maggio 2013

"La mia esperienza a Lourdes" - una "green car" racconta l'impatto col servizio agli altri

 
"Sono soddisfatto, sono molto soddisfatto! Il pellegrinaggio a Lourdes 2013, partiva con alcune incognite. Incognite che si sono rilevate poi molto positive". Queste sono state le prime parole che ha detto Alberto Busto, presidente dell'Oftal che ha organizzato il pellegrinaggio della diocesi di Casale Monferrato, appena tornati da Lourdes.
Devo ammettere che anche io sono molto soddisfatta della mia prima esperienza a Lourdes, vi vorrei raccontare alcune piccole cose, quelle che hanno fatto si che quest'esperienza sia stata indimenticabile.
Durante il lunghissimo viaggio,che tra l'altro è stato un momento in cui ci siamo conosciuti e abbiamo appurato che dame,barellieri e i ragazzi della green car sono persone comuni, la frase che hanno ripetuto più volte le persone con più esperienza è stata: "Ragazzi, ricordatevi che non stiamo andando a Lourdes per i malati, ma con i malati!"
Devo ammettere che durante il viaggio ho pensato molto a questa frase, ma non capivo il perchè la ripetessero così tante volte, ero confusa, solo al ritorno ho capito il vero senso di quella frase, e vorrei condividerlo con voi.
Durante i giorni a Lourdes ho avuto modo di accompagnare moltissime persone, dai più anziani con le loro lunghe storie, ai bambini con la loro tenerezza, ma ho notato una cosa in comune nonostante le diversità di età, e questa cosa è impressa nella mia mente come un'immagine molto nitida, ed è il sorriso "vero" che ogni persona aveva dal mattino alla sera, quel "buongiorno" che tutti dicevano con entusiasmo, anche quelli che non conoscevi, quel senso di rispetto che solo a Lourdes ho trovato!
Ho ascoltato moltissime storie tutte molto toccanti e tutte molto diverse, ma quella che più mi è rimasta impressa è stata quella di una ragazzina, Chiara, che è colei con cui ho passato più tempo durante il pellegrinaggio; Chiara è dall'età di 9 anni in sedia a rotelle, è una malattia che colpisce l'equilibrio, non può camminare e non ha neanche il controllo del busto infatti ha bisogno di una sedia a rotelle apposta che tenga il busto, e alla fine del suo racconto mi ha fatto commuovere dicendo: "Sai molta gente mi aiuta ma vedo che lo fanno perchè lo devono fare quindi faccio un bel sorriso e basta, quando invece vedo che lo fanno col cuore allora inizio a raccontare della mia vita, e con te mi sono trovata subito a mio agio, lo vedo da come mi guardi, dalla dolcezza con cui mi aggiusti i capelli e da come mi aiuti a infilare il giubbotto, dalla tua sensibilità nell'evitare i buchi e a come ti chini alla mia altezza ogni volta che mi parli... sono piccole cose che non tutti hanno la sensibilità di fare d'istinto. Gaia, se non fossi sulla sedia a rotelle la mia vita sarebbe perfetta,impeccabile, ma siccome la perfezione non esiste, sono su sedia a rotelle, e per me è stata una fortuna! " ed è stato proprio in quel momento che ho capito la frase che tanto hanno ripetuto, a fine pellegrinaggio ho capito che si, noi abbiamo aiutato fisicamente i malati, ma loro hanno fatto molto di più, ci hanno aiutato mentalmente, mettendo in gioco la loro storia, e vorrei ringraziarli veramente tanto!
Un sincero grazie va alla mia famiglia che mi ha dato l'opportunità di fare quest'esperienza che sicuramente ripeterò, a tutto il personale dell' O.F.T.A.L. (Opera Federativa Trasporto Ammalati Lourdes), a tutte le dame e barellieri, ed un particolare grazie ai miei compagni di viaggio del primo anno, i ragazzi della green car con cui stiamo pensando a nuove iniziative, Grazie!
 
Gaia Brusasco


 

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